Il Romitorio di Fratenuti si trova nel comune di Pitigliano. Per raggiungerlo bisogna percorrere la via cava di Fratenuti fino a riuscire all'aperto sul pianoro, in località Fratenuti, dove un tempo si trovava un convento di frati. Di lì, proseguendo lungo il percorso della via cava per una ventina di metri, in questo tratto senza pareti laterali, si arriva sotto una rupe di tufo che dalla sommità del poggio domina sulla sottostante valle del fiume Lente.
Si entra nella macchia, salendo per un esiguo sentiero a sinistra del percorso principale. E' necessario un buon senso di orientamento per raggiungere la svettante rupe sulla cima del poggio, un appartato nido d'aquile.
Il romitorio è scolpito nella roccia con taglio rifinito, attento ai particolari e agli abbellimenti. L'ingresso è costituito da un largo poertale squadrato, un portale laterale è murato, forse un'entrata più antica.
Per entrare bisogna percorrere un breve corridoio, con nicchie di varie fogge scolpite sulle pareti. Questo, in antico, può essere stato un "dromos" (corridoio) funerario etrusco.
La tipologia di lavorazione rupestre rimanda al medioevo (XIV secolo?), ma diversi segni indicano un'origine molto più antica. Forse era un sepolcro etrusco, difficile averne la certezza.
L'interno si sviluppa in lunghezza, con una grande camera rettangolare, numerosi interventi mostrano il passaggio di pastori e genti di campagna: fori per pali, mangiatoie, nicchie e via dicendo.
Da una fenditura nella parete si può avere una veduta panoramica sul paesaggio circostante: le vallate sono interamente ricoperte di boschi, alte rupi svettano in lontananza in direzione del fiume Fiora.
Il romitorio fu ricavato da una grande massa rocciosa che si affaccia temerariamente sul precipizio. Qui ci si sente isolati, ma anche sulla vetta del mondo. Il bosco che circonda l'isolata abitazione rupestre è come se proteggesse con gli alberi la nascosta intimità del luogo.
Una seconda stanza, di ridotte dimensioni e di incerta funzione, è situata sul fondo della camera principale ma, oltre a ciò, non vi sono segni particolari che possano raccontare la storia passata.
A Pitigliano si tramanda che durante la peste i monaci portassero tra queste mura gli appestati, per accudirli e limitare il contagio. La presenza di monaci "ospedalieri" è comunque un fatto attestato in varie parti di Maremma.
Di fronte al romitorio, dall'altra parte della vallata, è im bella mostra un grabde picco roccioso; è il Sasso di Ripalta, un'alta rupe di bucherellato tufo dove solitamente nidificano i falchi. Anche loro, come gli eremiti di una volta, hanno scelto l'isolata altitudine e l'intricata macchia boschiva come sicuro rifugio, lontano dalle abitazioni e dalle attività degli umani.
Testo tratto dal libro "Eremiti e Romitori di Maremma", Giovanni Feo, Editrice Laurum, Pitigliano, 2001.
Fotografie di Maurizio Lippi.
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