Il costone tufaceo che si erge fra i fiumi Prochio, Lente e il fosso del Lupo e domina la strada per Sorano, ospita una serie di sculture ricavate dalla roccia tufacea.
Si tratta di Poggio Strozzoni, facente parte in origine del più esteso Parco Orsini, che iniziava poco oltre i bastioni della Fortezza.
L’attuale ingresso al Parco è costituito da un sentiero che conduce alla sommità del poggio e si prende dalla strada per Sorano, poco oltre la prima curva dopo il ponticello sul Prochio
L’accesso antico è ancora visibile in via S. Chiara nei pressi dell’autorimessa del servizio di trasporto pubblico: un grande portale, in parte interrato, caratterizzato da eleganti bugne di tufo.
Questa porta immetteva nella zona pianeggiante del Parco, dove un ponte scavalcava il Prochio sopra la spettacolare cascata, straordinaria bellezza naturale compresa nel Parco.
Il nome di Poggio Strozzoni è stato associato ad un orribile delitto compiuto dal conte Orso Orsini.
Egli, sospettando un tradimento della moglie con il Duchino di Farnese, qui la uccise e poi gettò il corpo nel Prochio ai primi di ottobre 1575; il truce episodio ha dato localmente origine a leggende.
Il Parco voluto dagli Orsini nel XVI secolo, è una realizzazione rinascimentale molto interessante e costituisce quasi un “unicum” nel suo genere, con le sue sculture rupestri, diverse ma forse connesse al più celebre Parco dei Mostri di Bomarzo, realizzato da Vicino Orsini di un altro ramo della Casata; lo straordinario paesaggio intorno e le sue bellezze naturali (dirupi, cascate ecc.) erano parte integrante del Parco Orsini di Pitigliano.
Al limite del pianoro tufaceo si trovano scolpiti nel masso di tufo sedili grandi e piccoli, di varia forma e finemente lavorati, nicchie, padiglioni, scalinate e piattaforme che si affacciano sul bosco, che copre le pendici del poggio, e sulla profonda scenografica valle del fiume Lente; non mancano sculture e statue, tra cui spicca sul pianoro una gigantesca figura femminile sdraiata al suolo con la cornucopia, evidente rappresentazione della Fortuna, e al disotto un’altra statua femminile, di cui rimane il torso con le gambe a terra e il busto sollevato; certi particolari ne denotano l’originaria raffinatezza.
Testi e immagini tratti dal libro "Pitigliano - Alla scoperta della città e del suo territorio", Angelo Biondi e Franco Dominici, Edizioni Effigi, Arcidosso, 2013.
Fotografie di Andrea Mearelli [1,2,3,6] e Marco Bisogni [4,5].
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