Oltrepassata via Cavour, si sbocca nella Piazza della Repubblica, dominata dall’imponente mole del palazzo Orsini.
La costruzione del palazzo, voluta nella seconda metà del ‘400 dal famoso condottiero Niccolò III Orsini Conte di Pitigliano, che necessitava di una dimora degna del suo rango, si inserì nell’antico castello aldobrandesco, mutandone profondamente l’assetto.
Della primitiva struttura medioevale rimane l’imponente torre aldobrandesca che fa angolo tra via Cavour e Piazza della Repubblica, in parte ridimensionata per l’apertura del viadotto sottostante. Il lato che dà sulla piazza è ornato da due stemmi ursinei: quello inferiore, raffigurante le rose, le bande trasversali e il leone rampante, con sotto una scritta a caratteri gotici relativa al conte Bertoldo II; quello superiore, di Niccolò III del 1482, porta incisa la rosa degli Orsini al centro di una collana da mastino sormontata da un compasso, di vario significato simbolico.
La sommità dell’intero palazzo è sormontata da merli, aggiunti nell’Ottocento, che ormai caratterizzano la massiccia costruzione.
A sinistra della facciata principale del palazzo, sporge un torrino semiottagonale con mensole di travertino che sostengono un elegante balconcino decorato da medaglioni. Sotto gli archetti si aprono le antiche arciere, anch’esse rivestite di travertino. Il torrino è decorato da stemmi degli Orsini e da una targa medicea recante l’iscrizione “Cosimus Magnus Dux Etruriae MDCX”.
Particolarmente elegante è il cortile del palazzo al quale si accede da una salitella, al cui inizio, sulla destra, un leone sembra prestare perenne sentinella. Il leone è posto su un piedistallo ornato da una piccola cariatide e reca scritto, sotto la cornice della facciata esterna, il nome del Conte Gianfrancesco Orsini.
La porta d’ingresso al palazzo, anch’essa bugnata, è sovrastata da due archi irregolari che sostengono una terrazza coperta da tettoia sorretta da colonne rinascimentali. Oltrepassata la porta, dove un tempo si trovava il corpo di guardia, a destra una ripida rampa di scale porta a locali uniti al Cassero, mentre quella di sinistra conduce al suggestivo cortile del palazzo il cui ingresso è contrassegnato da due pilastri riccamente decorati.
Sul lato opposto dell’entrata il cortile è limitato da un portico di sei arcate sostenute da colonne ioniche. A caratterizzare la piazzetta sono però il pozzo e il vicino portale, entrambi adornati da finissimi bassorilievi. Il pozzo, di forma esagonale, porta su tutti gli specchi gli stemmi degli Orsini del ramo di Pitigliano, che aggiunse alla rosa e alle bande trasversali il leone rampante degli Aldobrandeschi, a seguito dell’unione matrimoniale delle due casate. Le due colonne laterali con eleganti capitelli e il robusto architrave di pietra che poggia su di esse, costituiscono l’arredo esteriore del pozzo.
Il portale, di autore ignoto, ma con forti somiglianze con la più nota Porta della Guerra del palazzo di Urbino, di Jacopo Barocci, è ricchissimo di emblemi in ogni sua parte: l’architrave, gli stipiti, il fregio e la cornice. Vi troviamo raffigurati mazzetti di frutta, scudi ovali, elmi con visiera, cimieri e file di perle. Nell’architrave è scolpito uno degli stemmi tipici di Niccolò III, simbolo di fedeltà, rappresentato da due mani trafitte che afferrano, in senso contrario, un collare da mastino pieno di punte acuminate.
Grazie ad alcuni inventari compilati intorno alla metà del XVI secolo, in occasione del passaggio di poteri da un Orsini all’altro, siamo a conoscenza delle originali funzioni e destinazione dei locali interni al palazzo comitale.
Sappiamo che il Mastio era adibito a deposito di legname, in prevalenza tavoloni di noce e d’olmo, e che nelle tre stanze vicine erano custodite le munizioni e una grande quantità di materiale bellico.
L’armeria, che custodiva armi ed armature per i cavalieri e i fanti, era dotata anche di una piccola officina per le riparazioni ed era ubicata sopra il forno. Oltre al forno c’erano una macelleria, una canova e la bottega di un fabbro. Questi locali occupavano gli edifici che si trovano sulla destra di chi entra nel cortile del palazzo. Sotto di essi c’erano le carceri. In altre stanze del palazzo alloggiavano i soldati (E. Baldini 1937).
Numerosi erano i pozzi per il grano e le cantine per la conservazione del vino in tutta l’area della fortezza e non mancava il frantoio per le olive, i cui locali si trovano sulla destra, appena superata la porta bugnata d’accesso al palazzo, in quelli che per alcuni anni furono trasformati in cappella detta del Getsemani.
Oggi il palazzo Orsini, in gran parte di proprietà della Curia Vescovile come dimora del Vescovo e sede degli uffici della Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, ospita al suo interno due importanti musei: il Museo Diocesano e quello Civico Archeologico.
Testi e immagini tratti dal libro "Pitigliano - Alla scoperta della città e del suo territorio", Angelo Biondi e Franco Dominici, Edizioni Effigi, Arcidosso, 2013.
Fotografie di Andrea Mearelli.
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