Si raccomanda la visita al Museo di Palazzo Orsini, allestito sin dal 1989 in quella che fu la residenza dei Conti Orsini e che raccoglie opere d’arte e arredi liturgici provenienti dalle Cattedrali di Pitigliano e di Sovana e da varie altre chiese della Diocesi, specialmente da quelle poco sicure per evitare furti e dispersioni. Il Museo è su due piani e si sviluppa in oltre venti sale, che a loro volta offrono importanti cicli pittorici e l’apparato decorativo del palazzo Orsini del XV secolo, con alcune aggiunte successive fino al XIX secolo.
Al primo piano, con accesso dal portale sulla piazzetta, il salone d’ingresso presenta nel soffitto il ciclo dipinto dei “Trionfi degli Orsini”, straordinaria espressione di pitture astrologiche rinascimentali, da poco riportate alla luce; entro un grande tondo, circondato dai segni zodiacali, ruotano le simbologie dei sette pianeti, su carri di antica foggia, intorno allo stemma ursineo posto al centro. Queste pitture, finora sconosciute, costituiscono una importante testimonianza della diffusione dell’astrologia tra le classi colte nel Rinascimento. Nelle lunette delle volte c’erano i ritratti dei personaggi Orsini (ne sono stati recuperati quattro, tra cui quello di Niccolò III) e nei pennacchi decorati a grottesche comparivano cartelle ottogonali con i possessi degli Orsini (ne sono state identificate tre, tra le quali la raffigurazione del palazzo di Pitigliano)
Nella sala seguente a destra (Sala dello Zodiaco) la volta è decorata con lo Zodiaco in un riquadro rettangolare, che racchiude un cielo stellato con una colomba al centro; nelle lunette e nei pennacchi dipinti a grottesche si alternano stemmi ursinei, cartelle e tondi con figure mitologiche, mentre alle pareti è dipinta una balconata con tendaggi di epoca successiva. La saletta che segue è detta “Sala d’Armi”, per la particolare decorazione pittorica, che la caratterizza, in parte perduta. Scudi con armi e stemmi dipinti (tra cui quello dei Medici) tra festoni di frutta appaiono fintamente appesi con lacci a mensole, che sorreggono una larga cornice decorata con cornucopie, putti alati, ovoli e dentelli; nella sala sono esposti anche ceramiche e vetri rinvenuti negli scavi del palazzo.
Tornando indietro, dal salone di entrata a sinistra si accede alle sale dei pittori; qui sono esposte alcune opere dei pittori mancianesi Pietro Aldi (cartoni preparatori dei grandi quadri su Papa Gregorio VII presenti nella Cattedrale di Pitigliano, 1885) e Paride Pascucci (ritratti di Vescovi), poi due grandi tele del pitiglianese Francesco Zuccarelli [1]: “L’Arcangelo Michele caccia Lucifero all’inferno” e il “Redentore e le anime del Purgatorio” (1725 circa).
Ritornando nel salone di entrata, si accede al piano superiore attraverso una scalinata che giunge in una sala, la quale introduce in un corridoio a sinistra e ad altre numerose sale del museo.
In questa sala sono stati ricollocati, dopo restauro, gli originari fregi quattrocenteschi dipinti, costituiti da fascioni che corrono su tutte le pareti sotto il soffitto: vi sono rappresentati in più modi gli stemmi del condottiero Niccolò III Orsini (compasso aperto verso l’alto, catena di caniforte stretta da mani trafitte), uno stemma dei Farnese seminato di gigli e due figure femminili entro tondi; nella stanza accanto è collocato, insieme a due angeli, un monumentale ciborio dorato.
Tra le prime sale successive una stanza presenta un soffitto a cassettoni e pareti decorate da paesaggi di gusto ottocentesco; queste sale presentano le opere d’arte più interessanti del Museo: il dipinto su tavola con la “Madonna e il Bambino tra angeli e i Santi Pietro e Francesco” (1494) del pittore di Guidoccio Cozzarelli, collocata in fondo al corridoio, una grande pala con l’Assunzione della Vergine, che getta la cintola a S. Tommaso tra S.Francesco e S.Girolamo (sec. XV), del pittore senese Gerolamo di Benvenuto, una statua lignea policroma della Madonna con il Bambino (XV secolo) attribuita all’ambito di Jacopo della Quercia; nella stessa stanza della Madonna di Jacopo della Quercia sono esposti: un’altra Madonna quattrocentesca di scuola senese e un bel frammento della parte superiore di una Madonna in ceramica di stile robbiano; la stessa stanza conserva ancora l’originale soffitto ligneo quattrocentesco, decorato con figure, motivi vegetali e una notevole varietà di stemmi della famiglia Orsini.
La stanza vicina, detta degli Orsini, oltre ad un tondo con il ritratto del Conte di Pitigliano Niccolò III, si trova una interessantissima statua lignea a figura intera, che rappresenta lo stesso Niccolò, in veste di condottiero con l’armatura indosso; la statua fu realizzata in area veneziana nella prima metà del ‘500; sotto il soffitto corre una larga fascia dipinta con sotto grifi affrontati e motivi vegetali e sopra una importante serie di dieci “Personaggi Illustri di Casa Orsini” (tre sono personaggi femminili), ritratti entro clipei prospettici, che si collega ad altri cicli celebrativi di famiglie e personaggi celebri. Questa decorazione pittorica quattrocentesca, prima del tutto sconosciuta, è stata una felice scoperta recente. Nella stessa stanza si trova un pregevole tabernacolo in marmo con porticina raffigurante “Gesù nel sepolcro” di raffinata oreficeria fiorentina (1467-1470).
Proseguendo in un corridoio si giunge alle stanze degli argenti dove si trova, tra l’altro, anche la reliquia del Braccio di San Gregorio VII, un bel reliquiario di forme gotiche delle Sante Flora e Lucilla, una croce astile lavorata a cesello con figure in rilievo del sec. XV, un eccezionale apparato di arredi in legno dorato (crocifisso, candelabri, cartegloria ecc.) della Cattedrale di Pitigliano, realizzato da artisti senesi nella prima metà dell’Ottocento. Da qui si può accedere sia all’interno della torre, sia giungere alla sala degli strumenti di tortura e, salendo una scalinata, all’ampia sala del Cassero, un tempo principale punto di difesa e di guardia del palazzo, da cui si gode una bella vista dall’alto sull’abitato di Pitigliano e sullo splendido paesaggio che lo circonda.
Tornando indietro e scendendo una stretta scala a chiocciola si può accedere ad altre sale con la serie dei ritratti dei Vescovi, libri antichi, pergamene, bolle e corali miniati, alcune pianete di pregio, tra cui quella intessuta con scene della vita di Gesù, che si dice venuta dalla città di Castro, dopo la distruzione nel 1649; in una stanza, decorata alle pareti con paesaggi, sono esposti: un grande stendardo processionale, dipinto sulle due facce, del pittore senese Alessandro Casolani (1552-1607) e due tele del XVIII secolo: la “Circoncisione di Gesù Bambino” di bottega senese e il “Transito di S.Giuseppe” del pittore Apollonio Nasini (1692-1768).
Il percorso, scendendo una scalinata si conclude in basso nel locale dell’antico frantoio, preceduto da un pozzo; qui sono esposti, insieme ad altre lapidi, i pezzi del cinquecentesco portale della chiesa di San Francesco, finemente decorato (1522).
Si avverte che l’attuale collocazione delle opere può essere modificata nel tempo a seguito di nuovi apporti o per decisione della Direzione del Museo.
[1] Francesco Giacomo Zuccarelli nacque il 15 agosto 1702 a Pitigliano. La sua formazione artistica iniziò verso i dodici anni, quando, trasferitosi a Roma, ebbe come insegnanti prima il paesaggista Paolo Anesi, in seguito i pittori Giovanni Maria Morandi e Pietro Nelli.
Intorno al 1724 la Compagnia di S. Michele Arcangelo di Pitigliano gli commissionò due tele, “S. Michele Arcangelo” e “le Anime Sante del Purgatorio”, che ora si possono ammirare nel Museo di Palazzo Orsini. Nel 1728 lo Zuccarelli si trasferì a Firenze, dove soggiornò cinque anni, affermandosi anche come valente incisore all’acquaforte, poi si trasferì a Bologna e infine a Venezia.
In questa città lo Zuccarelli iniziò la sua attività di pittore di paesaggio, iscrivendosi alla corporazione dei pittori della “Fraglia” e arrivando a stringere amicizia con il console inglese Joseph Smith, che risulterà fondamentale per il suo futuro.
I suoi raffinati paesaggi, ispirati al classicismo e alla mitologia, temi cari al movimento culturale dell’Arcadia, ottennero un grande apprezzamento presso la nobiltà veneziana e poi presso quella inglese, aprendosi all’Europa, tanto più che intorno al 1745 Zuccarelli lavorò anche per il Re di Polonia e il Re di Prussia.
Nel 1752 lo Zuccarelli si trasferì in Inghilterra, dove rimase per dieci anni, conseguendo un grande successo sia come pittore sia come disegnatore. Dopo un breve ritorno a Venezia, dove fu nominato membro dell’Accademia di Belle Arti, dal 1765 fino al 1772 fu di nuovo a Londra, diventando uno dei pittori preferiti del re Giorgio III, che lo elesse membro fondatore della Royal Academy.
Al suo rientro a Venezia fu eletto Presidente dell’Accademia di Belle Arti, ma nel 1774 si trasferì a Firenze, dove continuò a lavorare fino a tarda età, dedicandosi anche all’insegnamento presso l’Accademia del Disegno. Morì a Firenze il 30 dicembre del 1788.
“La sua forte e vaga maniera, applaudita non solo in Italia, ma in tutta Europa” -come la definì un critico settecentesco suo contemporaneo- qualificò Francesco Zuccarelli come un pittore veramente europeo, che portò la pittura di paesaggio nelle più famose Gallerie d’Europa e soprattutto in Inghilterra. La notevole produzione dello Zuccarelli, che lavorò fino a tarda età, si trova oggi presente in raccolte, gallerie e musei prestigiosi (National Gallery di Londra, Museo di Glasgow, Pinacoteca di Brera di Milano, Museo di Stoccarda, Galleria dell’Accademia di Venezia ecc.). non solo italiani ed europei, ma in varie altre parti del mondo, tenendo conto che alcuni suoi dipinti sono ancora sul mercato antiquario.
Testi e immagini tratti dal libro "Pitigliano - Alla scoperta della città e del suo territorio", Angelo Biondi e Franco Dominici, Edizioni Effigi, Arcidosso, 2013.
Fotografie di Andrea Mearelli.
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